Dogna

imgsizeSTORIA

 

Il piccolo borgo di Dogna è situato sulla sponda sinistra del fiume Piave ai piedi del Monte Emburlon a 497 metri di altitudine dal livello del mare. Questa particolare posizione geografica ha fatto si che nel tempo si sia sviluppata l'attività agricola e pastorizia.

 

Anticamente denominata Villa La Duogna con riferimento all’omonimo rio che scendeva dalla montagna ( l’attuale rio Crose ), l’ agglomerato del paese si trova ad est del capoluogo su un terrazzamento a m.497 di altitudine, addossato ai piedi della montagna che chiaramente fa capire come un tempo la parte migliore del territorio fosse riservata all’ agricoltura e di conseguenza all’ allevamento. Fin dall’ antichità gli abitanti delle frazioni di Dogna, Provagna e Soverzene, che si trovano sulla sinistra orografica della Piave, provvedevano al loro sostentamento con i prodotti ricavati dalla coltivazione delle terre del Monte Embulon ( la montagna sopra il paese ) e con il bestiame che qui portavano a pascolare. Questo territorio era delimitato a nord dal torrente Vajont (comune di Castellavazzo), a sud dal torrente Gallina ( comune di Soverzene ), ad ovest dal fiume Piave e ad est dallo spartiacque del monte ( comune di Erto e Casso ).

Un memoriale dell’ Avv. Antonio Andrich del 1895 descrive le origini dei diritti dei  frazionisti di Dogna, Provagna e Soverzene. Infatti i suddetti acquistarono il Monte Embulon con contratto del 3 giugno 1281, da Saraceno e Pandolfino Pauloitti di Belluno per il prezzo di 400 ducati veneti.


Nel corso dei secoli si susseguirono numerosi liti tra i regolieri di Dogna e Provagna da un lato e Soverzene, sui diritti d’uso di queste terre fino a giungere nel 1808 con l’ istituzione del Comune di Longarone e quindi all’unione delle frazioni di Dogna e Provagna al predetto Comune, mentre Soverzene diventava Comune autonomo.


Per quanto riguarda il paese nel suo centro storico, possiamo dire che le caratteristiche fondamentali del nucleo negli ultimi 170 anni si sono mantenute pressoché immutate come si può vedere se si raffrontano le mappe del Catasto del Regno  del Lombardo Veneto, meglio noto come “ Catasto Napoleonico” con le mappe catastali odierne. Invero il paese conserva caratteri ancora più vetusti, documentati dagli innumerevoli  ritrovamenti di  resti romani e medioevali.


Chi arriva a Dogna, oltre al centro storico ancora ben conservato e unico nel comune dopo il disastro del Vajont può visitare:

 

La chiesa di San Giacomo che è  patrono del paese e si festeggia il 25 luglio. La chiesa molto vecchia è già menzionata nel 1574 in un documento l’ “Ecclesia Sancti Jacomi della Duogna”. Sempre di quei tempi esistono scritti che descrivono un intervento di rinnovo nell’ anno 1593 dove oltre al rifacimento del tetto in “scandole” si parla dell’altare con la pala con le immagini della Madonna, San Giacomo, Santa Lucia (  che si festeggia il 13 dicembre), Santa Appolonia (  il 9 febbraio ) e San Michele (  il 29 settembre )
La chiesa conserva anche  un affresco con i Santi Sebastiano e Rocco e la Madonna del Carmelo e vi è riportata la data “1531 addì 30 luio”.

 

La strada del Colomber che si incunea lungo il fianco sinistro della valle del Vajont ed è stata costruita tra il 1911 e 1912. Il tracciato, scavato a colpi di mina nella roccia, metteva in comunicazione prima del disastro, Longarone con Erto attraverso Dogna. Durante la prima guerra Mondiale le truppe di Erwin Rommel, la futura “Volpe del Deserto”, scendendo per questo percorso riuscirono a sorprendere le milizie italiane che dopo la Disfatta di Caporetto si ritiravano lungo la Piave, e fare 10.000 prigionieri, facendo guadagnare a Rommel un’ onorificenza al merito.


L’ex latteria ora diventata centro sociale dove, oltre alla sala frazionale, è nata all’ interno del vecchio fabbricato grazie al lavoro del gruppo “ I ragazzi del Pilon” un’ area museale con attrezzi e documentazioni che testimoniano l’ esercizio  dell’ arte  casearia da parte dei soci della struttura. Sempre il  suddetto gruppo,  è di riferimento per tutte le attività socio-culturali che si svolgono in paese da diversi anni.


In piazza del paese  interessante ed unica nel territorio, una vecchia insegna del Touring Club Italiano, dove sono riportate informazioni del  paese con relative distanze alla frazione di Provagna e al capoluogo di Longarone, ti riporta indietro nel tempo e ti fa rivivere quelle magiche atmosfere.

 

SENTIERI

 

Dogna offre numerosi sentieri che un tempo erano utilizzati dagli abitanti del luogo per portare gli animali al pascolo oppure per raggiungere gli spazi da coltivare. Nel tempo in seguito all'industrializzazione del lavoro che ha raggiunto anche questi paesi, le "strade" di montagna sono state abbandonate, lasciando il posto alla vegetazione selvaggia. Negli ultimi anni è andata diffondendosi la sensibilità e la volontà di recuperare questi sentieri che permettono all'uomo un diretto contatto con la natura. Dal parcheggio antistante il parco c'è la possibilità di lasciare la macchina per immergersi nei boschi per piacevoli camminate. Si percorre la via del paese verso nord, una volta superato il cimitero si procede fino a raggiungere una strada forestale chiusa alle macchine. Incomincia qui la vecchia "strada del Colomber". Una serie di tornanti con una pendenza regolare e modesta risale il fianco occidentale del colle di Roeda. Si arriva cosi nella profonda ed angusta valle del Vajont. Sullo sfondo si può vedere la maestosa diga costruita negli anni '60 del secolo scorso, una delle più grandi del mondo, una delle uniche a doppia curvatura. Continuando verso est si prende un'altra forestale che sale rapida verso il Col de Erba (580 - sommità massima del percorso). Immersi in un bosco di larici e di abeti, si trovano ampie radure erbose che lasciano intravedere il profilo appuntito dello Spitz Gallina. Si procede con una serie di saliscendi fino ai ruderi di Casera Roeda, costruita completamente in pietra e da poco ristrutturata. Si continua lungo il percorso verso sud. Qui c'è la possibilità di scendere subito di nuovo a Dogna imboccando la traccia che, delimitata da muretti a secco, si stacca in prossimità del ricovero. Chi invece decide di proseguire, seguendo sempre il sentiero verso sud, arriva fino a dei terrazzamenti artificiali ricavati con muri a secco, costruiti per guadagnare spazio per la coltivazione. Poco oltre si prende, sul lato a valle, un ripido sentiero che perde quota, fino a connettersi al percorso erboso che si sviluppa a est del centro storico dell'abitato. Arrivati nuovamente al paese si possono notare gli edifici rustici, dalle particolari caratteristiche archittettoniche dei poggioli in legno e gli elementi in pietra di Castellavazzo, finemente lavorati. Ecco che dopo aver potuto ammirare e apprezzare queste bellezze naturalistiche e architettoniche si raggiunge nuovemente il parcheggio dal quale si era partiti.

 

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VENERDI': 9.30-12.30 / 15.00-18.00

SABATO: 9.30 - 12.30 

DOMENICA: CHIUSO