La Sapidina
La Compagnia Teatrale “ I FARSAIOLIi” di Soverzene (BL) presenta:
“ LA SAPADINA – Storia dimenticata di Vajont” – testo e regia di Marcello Decima.
La Compagnia Teatrale “ I Farsaioli” di Soverzene (BL) opera dal 1991 a livello amatoriale e fino al 2012 ha sempre presentato commedie popolari dialettali molto divertenti scritte da Daniela Savi e ispirate alla vita e alla cultura di un tempo tramandatoci oralmente, con particolare attenzione al recupero delle tradizioni locali della nostra terra, il Bellunese. Rappresentazioni adatte a tutti i tipi di pubblico, nate anche con lo scopo oltre che di intrattenere allegramente il pubblico, con quello di rafforzare e tramandare alle generazioni future il ricordo della nostra cultura popolare, delle tradizioni e dunque delle nostre radici.
Con questo ultimo lavoro sul Vajont che “I Farsaioli” rappresenteranno a Longarone il 22/2/2014 su invito del Comune di Longarone e della Fondazione Vajont, il gruppo si è approcciato ad una tipologia diversa di recitazione rispetto al passato. Su invito del Comune di Soverzene e a margine di altre manifestazioni per il 50° anniversario dalla tragedia, ha accettato di proporre un dramma inerente al ricordo e alla memoria del disastro, mettendo in scena questo lavoro scritto da Marcello Decima, componente della compagnia. La commedia parla della Borgata di Vajont con i suoi circa 90 residenti ( Comune di Castellavazzo), mai più ricostruita e che pochi ricordano, e che era situata sulla sx orografica del fiume Piave in prossimità dell’omonimo torrente Vajont che lo divideva da Dogna, mentre a ovest La Piave lo separava da Rivalta ( Longarone). A nord confinava con Codissago. Attraverso questo recitato che si svolge all’interno di un locale (bar/ristorante) realmente esistito e che i sopravvissuti al disastro ricordano benissimo, viene raccontato come scorresse la vita di tutti i giorni nella borgata di Vajont in quegli anni particolari a ridosso del disastro (1959-1963) e come il frenetico andirivieni di mezzi e uomini che lavoravano alla costruenda e sovrastante diga del Vajont determinasse sentimenti contrastanti, dalla soddisfazione per le molte e nuove opportunità di lavoro alle preoccupazioni per le inquietanti notizie che provenivano da Erto sui movimenti franosi sempre più evidenti del monte Toc. La storia viene raccontata inserendo aneddoti lì realmente vissuti, con alcuni personaggi a volte inventati nei nomi ma non nelle mansioni, o richiamandone altri realmente esistiti. Proprio perché trattasi di un racconto reale, quindi senza offendere la sensibilità di nessuno, vengono inseriti anche momenti di ilarità vissuti in quei luoghi prima del 9 ottobre 1963. Viene ricordata anche la figura di Tina Merlin con due apparizioni interamente inventate ma che narrano alcuni veri episodi della sua vita. La rappresentazione vedrà un epilogo recitato in italiano, inframezzato dal vero racconto di un soccorritore dell’epoca, forzato al dialogo dal figlio, inizialmente ignaro, del vero e drammatico peso di questa brutta pagina della storia Italiana.