L'antica Chiesa Arcipretale di Longarone

Dell’imponente Chiesa, distrutta nel disastro del Vajont, non è stato trovato né il progetto né il nome del progettista; esistono negli archivi della curia di Belluno sono conservati una piantina e un prospetto della facciata, non del tutto rispondenti alla realizzazione.

Il lavoro di costruzione, iniziato nel 1717, durò ben 24 anni, ma il risultato fu grandioso: una navata lunga 31 metri e larga 18, un’abside lunga 14 e larga 9, un’altezza di 20 metri, 6 ricchi altari laterali più l’altare maggiore, disegnato dal celebre Segusini; le statue dell’altare maggiore sono realizzate dallo scultore Antonio Bosa nel 1841.

La corona lignea sopra l’altare è di Besarel. Anche la statua in marmo della Madonna Immacolata, posta nel 1859 sopra il portale d’entrata, era opera di Bosa. Tutte le strutture ornamentali erano in pietra grigia di Castellavazzo, lavorate dagli scalpellini locali. Nel 1859 vennero scolpiti gli stalli in noce del coro di Bosa; nel 1895, su incarico di Gustavo Protti, il pittore Paletta affrescò nel soffitto l’Immacolata Concezione.

E’ di G. Piazzetta la preziosa pala della Madonna della salute. Come detto, le famiglie facoltose, arricchitesi con il commercio del legname, sentendosi debitrici verso Longarone offrirono splendide donazioni, tanto da essere poi ricordate con una lapide in pietra rossa e caratteri d’oro murata in una parete interna della chiesa.

Entrando a Longarone, fino al 9 ottobre 1963, risaltava il maestoso campanile della chiesa: alto 49 metri, aveva una cella campanaria di 5 metri. Le campane (tre in origine, alle quali ne vennero aggiunte altre due) furono gettate da Pietro Soletti, fonditore, e condotte fino a Serravalle. Tutte le campane furono tolte dal campanile e fuse dagli austriaci durante l’invasione del 1917. Nel 1921 furono solennemente benedette le nuove campane e dal 1958 il movimento venne elettrificato dalla fonderia Francesco Broili di Udine.

L’organo Callido (dal nome del costruttore) era situato, con ampia cantoria, sopra l’entrata principale; la grande cassa dell’organo e la cantoria erano di legno di noce massiccio. Venne inaugurato l’8 dicembre 1810, quando fu suonato per la prima volta da Signor Antonio Zabora Bellunese. Fu costruito verso la fine del 1700 dal prof. Gaetano Callido, caposcuola dell’arte organaria veneta; era dotato di 28 registri reali per 1650 canne ed era considerato un’autentica opera d’arte.
Nulla è rimasto del vecchio organo, nemmeno una fotografia.

Il prestigioso strumento suonò per l’ultima volta la domenica 6 ottobre 1963, solennità della Madonna del Rosario; probabilmente alla tastiera c’era don Lorenzo Larese, giovane vicario collaboratore della parrocchia, perito nel disastro.

Il “tempio” di Longarone venne consacrato il 26 luglio 1754 e così la quarta domenica di luglio di ogni anno e “sacro” e si festeggia la “sagra” di Longarone.

L’antica Pieve di Lavazzo fu smembrata il 3 giugno 1799: ad essa rimasero le “ville” di Olantreghe, Podenzoi e Codissago; nella nuova Parrocchia di Longarone furono incluse le “ville” di Igne, Soffranco, Dogna, Provagna, Fortogna, Pirago, Rivalta, Roggia e Faè (vd. fotografie nel Museo delle Pietre Vive e nella Mostra Fotografica).


…per approfondire:

  • AA. VV., Longarone Vajont, La Storia, edizioni Pro Loco Longarone, 2001
  • GIUSEPPE DE VECCHI e GIUSEPPE CAPRARO, Due chiese una tragedia, Edizione curata dal Comitato Parrocchiale per la Consacrazione della Chiesa, 1983
  • MAURIZIO REBERSCHAK, Il grande Vajont, Cierre, Verona, 1983

 

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